Combatti come un Leone
Difenditi come una Montagna
Sorgi come il Sole
Muori come un Eroe


martedì 17 agosto 2010

OLTRE LE STELLE

Avevo scartato la possibilità di questo viaggio, molti motivi pre-esistenti e prossimi a cui davo la precedenza mi  avevano spinta a questo;  con tranquillità avevo accantonato l'idea, accettando con serenità i limiti che la mia mente aveva predisposto, al riguardo stavo preparando un' altra meta probabile.
Quando però si mettono in moto determinati  pensieri e questi pensieri evidentemente sono più determinati di quanto pensi,  guarda che gioco di parole ti ho tirato fuori,  succedono cose straordinarie.
Spero che voi abbiate avuto la possibilità di sperimentare l'emozione che sorge quando il tuo più caro amico in complotto con altri amici, ti presenta davanti una sorpresa che ti smorza il respiro.
In questo caso mi hanno regalato una cosa cosi' straordinaria che per me è impossibile valutare, perchè ci tenevo molto, non solo, ma è molto di più di un viaggio, perchè nel mezzo cè un regalo ancora più grande.
Come vi sentite quando l'amore che  l'amico vi porta  diventa manifesto oltre il credibile?
Quando ti mette in mano e a disposizione tutto quello che desideravi e molto altro ancora perchè il suo unico desiderio è di renderti felice?
Se avete potuto vivere questa emozione sapete di cosa parlo, sapete come questa vibrazione  porti oltre i limiti  di questa dimensione, attraverso lo spazio infinito, fino a quel punto dell'Universo dove la sua vita si è confusa con la mia, prima della separazione, là dove il tempo è solo una parola e tutto è manifesto nello stesso istante.
Questa luce che brilla negli occhi quando ci incontriamo e   scorre dentro di noi, ha una sua vita indipendente, esiste staccata da questa realtà perchè proviene da lontano, dal Tempo non manifesto,  imprescindibile sintomo dell'Età dell'Oro Cosmico, quando l'Ordine dell'Arco sugellava i giorni e volava nei cieli stellati.
oltre la nube della conoscenza , oltre perfino l'inimmaginabile immanifesto, là, all'Inizio , fu sigillata nello Scrigno dei nostri cuori di cristallo, ed è arrivata intatta, finalmente ri-conosciuta, attraverso il Tempo che nominiamo, dentro di noi.
E noi la onoriamo, come dono prezioso, come linfa nutrice,  perchè abbiamo compreso il suo valore e la sua Essenza.
Quand'anche oggi fosse l'ultimo giorno della mia vita terrestre, potrei solo essere grata, di tutto, per essere riuscita a viverlo.

domenica 15 agosto 2010

L'onore e il valore

In questi giorni un bellissimo articolo mi ha portato alla mente molti ricordi di persone che hanno percorso con me un tratto di strada, scomparendo poi per sempre.
E' chiaro che di alcune il ricordo è rimasto intatto perchè l'emozione legata a loro è stata forte.
Non so se sia cosa buona o meno, una delle prerogative del Capricorno è che siamo capaci di sacrificarci all'estremo, ma deve esserci un giusto motivo.
Un altro aspetto del segno è legato alla dignità personale, alla parola data, che non viene spesa ma pesata e una volta data ci impegna.
Per questo motivo fondamentalmente mi è impossibile e non dico per dire,  legarmi in vincoli anche leggeri con persone che non stimo, che non sanno cosa sia l'onore e il valore della parola data, prive di dignità  e di amor proprio.
Ora, non sto parlando di reputazione o ceto sociale, ma di nobiltà d'animo, quella nobiltà che non si compra e non ha prezzo, perchè come diceva TOTO', --Signori si nasce, non si diventa--
Non esiste a questo mondo ( ma ho un unica eccezione) una persona per cui darei la vita.
Questa è una frase che non bisognerebbe mai arrivare a pronunciare perchè muove livelli d'energia piuttosto profondi , esistono però persone a cui affiderei la mia vita, perchè è tale la considerazione che ho  che la mia fiducia verso di loro è totale.
Col denaro  e' possibile comprare e corrompere  , ma l'onore bisogna conquistarselo, il rispetto pure, e meno male.
Tempo addietro spendevo le mie energie cercando di reggere discussioni, o eventi, in cui mentalmente avevo già mandato a quel paese tutto e tutti, ma per amicizia tenevo duro, questo ora succede raramente, perchè ho imparato a scegliere e sfrondare, tagliando secco quando sento che mi costa una sforzo, invece che rinforzarmi. Se ci fate caso basta molte volte dare tutta la corda che vogliono e si strozzano da soli......senza accorgersene.
Quindi per un puro Capricorno puoi  anche dire di  essere  IL Papa RE,  ma se non hai agito  da     Nobile guerriero, non sei nessuno.
E ce ne sono di Papi e di Re, briscola se ce ne sono.

Ma per dirla con una frase tratta dal Manuale del Guerriero della Luce, riportata da poco sul blog di Killan, 
                         Il Guerriero non tenta di sembrare, egli è.

                        Conosce il proprio valore e non lotta mai

                                con chi non merita l'onore del combattimento.

sabato 14 agosto 2010

WINGMAKER


La vostra coscienza ha sfaccettature che
esprimono la luce in sistemi multipli di esistenza. Ci sono molte,
moltissime espressioni che abbracciano il vostro Sé totale e ciascuna
espressione è legata al perno di coscienza che è la vostra identità
fondamentale. E’ qui che la vostra voce e i vostri occhi antichi possono
multi-dimensionalmente osservare, esprimersi e sperimentare. Questa è
la vostra fonte nutritiva di espansione e di abbellimento. Ponete
l’attenzione sulla vostra identità fondamentale e non lasciatela mai.
Discernete in che modo ogni frammento d’informazione che arriva sul
cammino vi permette di sintonizzarvi a questa voce e percezione. Questa è
l’unica disciplina che vi serve, il rimedio alla limitazione. –

venerdì 13 agosto 2010

Gnosi e alchimia interiore


Gnosi e alchimia interiore
di Al Samekh

Prendo spunto da un interessantissimo libro di Toni Ceron, “SFINGE, GRANDE PIRAMIDE, ALCHIMIA INTERIORE” edito da Franco Spinardi a cui rimando per una approfondita analisi del tema, per analizzare alcuni aspetti dell’approccio al Sacro o per lo meno al Divino e alla Verità a cui ogni ricercatore spirituale anela messi in risalto dallo studio di questo ricercatore.
L’esoterismo occidentale descrive l’uomo come veicolo settuplo. Tra le varie combinazioni e creazioni di cui questo essere settuplo fu il protagonista principale fin dalla sua caduta dai mondi divini immortali, si crearono delle opposizioni, delle tensioni non disinnescate, gravate dalle diverse costrizioni e scadenze di cui l’uomo incarnato fu oggetto. Gigantesche formazioni, intimamente dipendenti da lui stesso, si costituirono nel suo ambiente vitale.
Nacquero così 12 potenzialità. Esse, nel nostro uomo che se ne “nutriva” ad ogni respiro, cominciarono a vivere come una seconda natura parassitaria.
La filosofia gnostica parla di 12 eoni, di cosmocrati; e Paolo, di “spiriti che sono nell’aria”. E’ l’inizio di ciò che l’uomo chiama Dio.
Nel nostro stato attuale, possiamo dire che Dio è il risultato di una triplice attività parassita sulla base dei quattro veicoli corporali (corpo mentale-corpo astrale o del desiderio-corpo vitale o eterico-corpo fisico).
Se ciò non fosse avvenuto, nessun dio, nessuna divisione tra ciò che è interiore e ciò che è esteriore avrebbe potuto verificarsi. L’essere originale sarebbe rimasto egli stesso una totalità, essendo senza principio l’unità di Dio, principio di tutto.
L’insieme delle esperienze vissute dall’uomo sedimenterà nelle sfere sottili e magnetiche che lo circondano e lo penetrano. Partendo da queste sezioni-fasce sottili inconsce, tutte le religioni e tutti i gruppi al servizio di eggregori, Dei, dogmi, poteri, ecc., danno la caccia alle forze vitali dell’uomo provvisoriamente incarnato.
Molti ricercatori scambiano la forma superiore dell’inconscio – il celebre “Sé superiore” – per la forma divina. Questa luce non ha nulla di divino, essa non è altro che la somma delle energie mobilitate verso l’alto nel corso delle numerose incarnazioni. La sua funzione tranquillizzante è del tutto relativa. Non è né più né meno che Lucifero, l’illusione, un luogo di passaggio.

L’insegnamento gnostico descrive l’uomo autentico, l’uomo nella sua interezza, come un settuplo microcosmo originale e immortale di forma sferica, che circonda e penetra la settupla manifestazione sopra descritta, che è effimera.
Dalla moltiplicazione di questa settuplicità, nascono 49 combinazioni che generano 49 tipi di uomini, 49 reazioni di fronte all’origine di tutte le cose, la Quintessenza.
Una via d’uscita da questo turbinìo infernale ci è offerta ad ogni incarnazione, perché un 49° comune, un distruttore di eggregori e di dogmi è offerto all’antico microcosmo incatenato.
Soltanto il 49°, sin dall’inizio della sua incarnazione in questo mondo, ha accesso al 13° Eone, a colui che impedisce di girare in tondo, a Cristo, a colui che, al tavolo dell’ultima cena, porta sfortuna ai dodici perché in lui muoiono le dodici sfaccettature del vecchio ego duro come pietra, consentendo di entrare nella nuova Gerusalemme, la città dalle dodici porte.
Il punto di contatto tra la settuplicità del microcosmo e la settuplicità inferiore decaduta è l’Atomo Originale del cuore, la Rosa che deve fiorire sulla croce della personalità. Al posto di questo alto valore immortale noi vediamo adesso fiorire tutt’altra cosa.
Al fine di operare una giusta rivivificazione della forza originale che l’uomo-io mortale sente in primo luogo come una non-forza, come una enorme assenza, come un nulla sconcertante, il cercatore di Luce è invitato a riconoscere la condizione deteriorata e profondamente confusa di un microcosmo, di un piccolo mondo, che si trascina dietro dalla notte dei tempi nel ciclo delle reincarnazioni: un settuplo ego, duro come pietra e che ha assunto una posizione da dominatore. A questo proposito molti parlano di evoluzione grazie alle incarnazioni successive, dimostrando così che le loro filosofie sono uscite dagli strati dell’aldilà, dai mondi sottili  nei quali non esiste alcun valore divino istantaneo e liberatore; essi contano sul Tempo e sullo Spazio per raggiungere la perfezione: ma se tale è il cammino, questa perfezione non può superare il quadro dei loro sforzi e dei loro templi.
Si può osservare che, con il tempo e le reincarnazioni in seno a diverse culture, in diversi luoghi della Terra, questi essere diventano dei bulimici insaziabili di conoscenza e di potere. Diventano dei “maestri”, delle “guide”, degli “anziani” e dirigono gruppi più o meno grandi al fine di iniettare agli ignoranti le energie vitali per mantenere e aumentare il proprio esiguo capitale.
Quando un ricercatore accetta di essere un uomo del deserto, un Giovanni, un precursore, allora tutte le tensioni karmiche del passato possono crescere liberamente in lui, nella sua vita esistenziale presente e, come una presa di terra di elettricità, gli è consentito di disinnescare tutte le tensioni, tutte le correnti residue del suo karma, del suo dogma inconscio.
Quando un ricercatore accetta tutto ciò liberandosi da ogni autorità, vede che egli non è gran cosa; che ha molteplici legami con l’umanità decaduta, della quale lui stesso è un prodotto. Egli è il resto dell’umanità!
L’uomo in incarnazione possiede nel suo cuore il libero arbitrio che difetta a tutte le entità disincarnate senza eccezione; anche gli stessi angeli non sono così tanto vicini a Dio rispetto all’uomo circondato dalla ganga.
Tutti i cammini iniziatici del passato hanno più che preparato l’anima umana affinché oggi essa non disperda più il suo Sale, il suo Nulla, il suo Io Sono, negli antichi solchi delle credenze anteriori, vecchie ferite a malapena richiuse.
Gli Dei di ieri non sono altro che i demoni di oggi, gli Dei di oggi saranno a loro volta i demoni di domani.
In queste condizioni, sempre identiche a se stesse, l’uomo in incarnazione illuminata deve lasciare gli Dei e i loro metodi sfilargli di fronte senza fare Nulla. La sua vita di ogni istante diventa così la sua preghiera e la sua guarigione; egli non accumula più, ma assimila.
E’ questo il senso fondamentale della iniziazione attuale. Il Dio degli Dei, una volta riconosciuto, completerà l’Opera.
L’insegnamento gnostico descrive come unità di accoglienza in sè l’armonizzazione dei due lobi dell’Ipofisi (ghiandola endocrina situata dietro l’osso frontale). Il lobo anteriore(mentale) è particolarmente preposto alle attività del santuario della testa, il lobo posteriore (mistico) a quelle del santuario del cuore. L’uno è maschile l’altro femminile.
Vivere il proprio stato senza proiettare nessun’altra cosa di ciò che noi siamo, permette all’Ipofisi – vero direttore d’orchestra endocrino – di irradiare l’armonia dei suoi due lobi riconciliati.


domenica 8 agosto 2010

UN CUORE DI LUCE

IL COMANDANTE KANTA OFFRE  AMORE E ARMONIA  PER LE ACQUE DEL NOSTRO PIANETA.
MITICO KANTA....

giovedì 5 agosto 2010

Saint-Germain *Che cos'è il Risveglio*

Saint-Germain *Che cos'è il Risveglio* PDF Print E-mail
Written by alba   
Thursday, 01 July 2010 08:45
Voglio semplificarla questa faccenda del Risveglio. La esporremo in termini semplici, facili da comprendere, per tutti coloro che verranno dopo di voi. Saranno loro a volere che sia così. Vorranno la versione non-intellettuale, non prolissa, di cos'è il Risveglio, cosa si attraversa lungo il percorso e cosa ne viene fuori.
Stiamo scrivendo un libro tutti insieme. Ciascuno di voi ha avuto esperienze molto profonde e diverse – esperienze bellissime, traumatiche, di cambiamento della vita,esperienze sconvolgenti, rivoltanti, incredibili.

Quando ci incontriamo come ora – Kuthumi, io e voi tutti - noi ci uniamo, mettiamo insieme queste conoscenze, e non vogliamo rendere il tutto qualcosa di noioso vero? No. E dovrebbe risaltare in copertina del libro: "State Risvegliandovi...  o semplicemente impazzendo?" (risate)

Dico sul serio, Shaumbra, realmente … non hanno forse bisogno, gli altri esseri umani, di sentirsela raccontare così, o pensate abbiano voglia di passare anni ed anni di studio, metodo e noia? Magari un po’ di risate… magari un po’ di quanto voi avete imparato, di quanto avete sperimentato lungo la strada, potrebbe essere d'immenso aiuto agli altri. E questo non farebbe sì che sia quasi valsa la pena aver passato tutte quelle cose? Quasi…? Un pochino…? (ironicamente, intanto la gente ride). Sì. La risposta è sì. E' per questo che siete qui.

Per iniziare, ora, vorrei chiedervi di girarvi un momento (Adamus si trova in fondo alla sala, alle loro spalle). Grazie!

Ora, il motivo per cui vi ho chiesto di voltarvi è molto semplice. Voi vi siete già Risvegliati, o siete ascesi, o come volete dirla. Voi vi siete già illuminati. Voi vi trovate già dall'altra parte del Punto "X". L'avete fatto. Ci siete riusciti. Ed ora state guardandovi indietro, osservando il modo in cui ne avete fatto esperienza.

Perché vedete, quando io sono là (indica il palco), vi trovate a guardare davanti a voi. Vi trovate ad essere persone per le quali "C'è qualcos'altro più avanti! C'è qualcosa che dobbiamo ancora fare! Abbiamo delle mète! Dobbiamo ancora imparare qualcosa!". In realtà, per davvero, ora state guardando indietro a voi stessi. Come l'avete vissuta finora?
Adesso scegliete come vorreste viverla da ora in avanti. Penso sia una cosa meravigliosa, e Kuthumi ve ne parlò parecchi anni fa, proprio qui. E' già Tutto Compiuto. E' un Processo Naturale.

E' un Processo Naturale, che si svolge nonostante voi. A volte si svolge anche con voi. Nonostante i dubbi, la vostra resistenza, gli strani metodi e le tecniche usate, ogni genere di cosa che avete fatto e, soprattutto, Shaumbra, tutta quell'elaborazione di voi stessi – e dopo ne parleremo – nonostante tutto questo, vi siete Risvegliati! Ci siete. Siete già arrivati.

Perciò, fate un bel respiro profondo. Non c'è più null'altro di cui preoccuparsi.

Potreste ancora non sentirvi come se fosse già così. Potreste ancora sentire quella coscienza di massa, quelle forze oscure, quel mondo in generale che cospira contro di voi. Oh no, no, no, no, no! Siete voi a cospirare contro voi stessi. Tutto qui, e va bene così. Io ho cospirato contro me stesso per centomila anni (Tomba di Cristallo - Tomba di Illusioni). Volete ascoltarne la storia? (Linda dice "no" con la testa). Adamus finge di esserne deluso (risate in sala).

State quindi cospirando contro voi stessi, realmente. Perciò voglio che vi rilassiate. Stiamo scrivendo, stiamo creando una testimonianza vivente, un documento dinamico, colmo di energia che parla del Risveglio.

Basta cospirare contro voi stessi, voglio che vi rilassiate,andrà tutto bene e dentro di voi questo lo sapete.

Dunque cos'è che provoca il Risveglio? Tutti coloro che leggeranno il nostro lavoro fatto insieme, saranno proprio alla ricerca di cose come queste: come il libro che gli cade in mano dallo scaffale, al film che d'improvviso li spingerà a riconsiderare la vita in tutt'altra maniera; ad un sogno davvero brutto, un sogno talmente terrificante ed opprimente da portarli ad un livello cui non erano mai stati prima; al coniuge o altra persona cara… che muore, e sarà la prima volta in cui contempleranno davvero la morte. Certo, sapevano già che la morte esiste, ma non l'avevano mai realmente presa in considerazione. Oppure sarà qualcosa come un incidente d'auto. Un incidente d'auto che li metterà in una qualche condizione di trauma, o persino in coma, e che li sbalzerà fuori dalla loro zona di comfort.
Così come può invece avvenire col semplice svegliarsi un mattino e rendersi conto che si è "Soli". O può essere l'improvvisa consapevolezza della propria Travolgente Curiosità. Tutte queste cose erano lì a fermentare da molte esistenze – intere esistenze – e finalmente vi siete connessi ad esse.
Sono stati molti i fattori che hanno fatto modificare questi vostri schema –  affinchè poi tutte le forme d'Onda, cioè la Divina, l'Umana e le svariate altre, arrivassero a congiungersi. Quante vite occorrono? La maggioranza di voi ne ha avute circa 1400. Ma c'è per esempio una coppia, qui dentro, che ne ha avute più di 2000. Di quante vite necessita l'essere umano? Non si tratta affatto di una 'condanna', perché a volte è davvero interessante provare differenti aspetti, assumere differenti identità, e giocare sulla Terra.
Un fattore comune a tutti coloro che definite Maestri Ascesi, gli Esseri che riescono a Realizzarsi, è che arrivano  ad un punto del loro cammino in cui sanno che hanno finito. Niente più Terra, niente più esistenze, niente più legami con gli esseri umani, per come conoscevano queste cose. Niente cene attorno a un tavolo. Niente più passeggiate nei boschi e niente più riunioni come questa.
Arriva dunque un momento, che ogni Maestro Asceso prima o poi vive, in cui viene il reale desiderio di voltarsi indietro, e di rimanere ancora per qualche altra vita. Non l'avete provato, quando avete iniziato a riflettere all'ascensione? Sì certo, sembra così bello poter sbarcare da questa astronave Terra, ma quando la realtà ti colpisce in faccia – per alcuni di voi, questa è la vostra Ultima vita – oh…!, ecco che qualcosa della Terra diventa così bello!... qualcosa che ha a che fare col vivere.
Riuscite ad immaginarvi di vivere sapendo che sta per concludersi tutto – che è già tutto fatto? Sapendo che potete davvero creare qualsiasi cosa vogliate per voi stessi. Riuscite ad immaginarvi di non preoccuparvi più per la vostra salute? Né della morte, per nessuna di queste cose? Questo pianeta è straordinario. Ci sono una marea di altre forme di vita là fuori, moltissime altre, ma nessuna è come la Forma Umana. Nessuna che sia un Portale d'Ingresso all'Ascensione. Nessuna. Non ci sono forme di vita più sagge. Oh certo, ve ne sono di intelligenti, ma non sono molto sagge. Non hanno ancora imparato ad esserlo.
Presto o tardi Tutti passeranno per la Fase del Risveglio. Potrà essere molto più avanti, per qualcuno. A voi sta semplicemente capitando di trovarvi agli avamposti di questa cosa. Certo, ci sono già stati dei Mastri Ascesi prima di voi, ma non molti. Voi siete di fatto ciò che considero, veramente, il Primo Gruppo che vive tutto questo. Di Individui ce ne sono stati diversi finora, ma voi siete il Primo Gruppo.
Ora, tornate con la memoria a quando arrivaste in quel punto – quando cioè riceveste quel libro,o vi svegliaste con quella curiosità,o qualcuno vi portò ad un seminario che vi fece "aprire"; prima di quel momento, c'erano cose come forse la frustrazione per la vita umana, forse la profonda nostalgia di tornare a stare con Voi, con ogni singola Parte di voi stessi. Una profonda nostalgia, paragonabile a questa sensazione – spesso fraintesa – di avere un "Amore Perduto" o un "Compagno d'Anima", un altro Essere che vi stia aspettando in qualche altra dimensione, la più grande Storia d'Amore mai raccontata. In realtà è assolutamente vera, ma non si tratta di un altro Essere. Si tratta di Voi Stessi. Siete soltanto Voi.
Tratto da Shaumbra_Speaks. Stazione Celeste

martedì 3 agosto 2010

LEGGENDA CINESE : il Pruno a forma di Drago


IL PRUNO A FORMA DI DRAGO


Nel XVIII secolo, durante l’era Kyoho a Momoyama Fushimi viveva un vecchio giardiniere, Hambei, che era amato e rispettato per la sua natura gentile e la sua grande onestà. Pur essendo povero, Hambei era riuscito a risparmiare abbastanza per vivere e aveva ereditato dal padre una casa con il relativo giardino. Di conseguenza era felice. Il suo passatempo preferito era quello di curare il giardino e un pruno di una bellezza straordinaria, noto in Giappone con il nome di furyo, che significa “drago giacente”. Questi alberi hanno grande valore e sono molto richiesti per la decorazione dei giardini. Cosa abbastanza curiosa, benché se ne possano vedere molti sulle montagne o su isole selvagge, molto di rado si trovano in luoghi abitati, tranne che nei pressi di grandi centri commerciali. Anzi, i giapponesi hanno quasi una venerazione per alcuni di questi alberi a forma di furyo e li lasciano stare, si tratti di pini o di pruni.
Hambei amava talmente quell’albero che nessuna offerta, per quanto generosa, l’avrebbe indotto a separarsene. I colori e le curve di quel vecchio e piccolo pruno erano così famosi, che molte volte gli avevano offerto forti somme di denaro per acquistarlo. Hambei non lo amava solo per la sua bellezza, ma anche perché era appartenuto già a suo padre e a suo nonno. Ora che era vecchio, con la moglie che soffriva di demenza senile e i figli ormai fuori casa, quell’albero era il suo principale compagno. In autunno ne curava l’aspetto ripulendolo dalle foglie morte e morenti. A novembre e dicembre si sentiva dispiaciuto e vicino a lui per il suo stato freddo e nudo, ma a gennaio era felice di sorvegliare le gemme che a febbraio sarebbero fiorite. Quando fiorivano, aveva l’abitudine di permettere alla gente, in determinate ore del giorno, di venire a vedere l’albero e raccontava storie di fatti realmente accaduti che riguardavano il pruno. Quando se ne andavano, Hambei si occupava di sfrondare e legare l’albero. Nella stagione calda indugiava sotto di lui fumando la pipa e spesso era ricompensato per le sue cure da due o tre dozzine di prugne squisite, che apprezzava e amava quanto e forse più che se si fosse trattato dei suoi stessi figli.
E così, anno dopo anno, quell’albero era diventato un compagno tanto intimo di Hambei, che nemmeno un’offerta da re sarebbe riuscito a comprarlo.
Ma, ahimè! Nessuno è destinato a essere lasciato in pace a questo mondo. Puoi star certo che presto o tardi qualcuno vorrà avere ciò che possiedi.
Accadde che un alto ufficiale dell’imperatore sentì parlare dell’albero furyo di Hambei e desiderò averlo per il suo giardino. Questo dainagon1 mandò il suo servitore personale, Kotaro Naruse, da Hambei con una proposta di acquisto, senza dubitare neppure per un istante che il vecchio giardiniere avrebbe subito venduto, se la somma offerta fosse stata sufficiente.
Kotaro Naruse giunse a Momoyama Fushimi e fu ricevuto con i dovuti omaggi. Dopo aver bevuto una tazza di the, comunicò di essere stato mandato per accordarsi al fine di prendere il pruno furyo per il dainagon.
Hambei era perplesso. Che scusa poteva trovare per opporre un rifiuto a una persona tanto in alto? Fece un commento indeciso e abbastanza ingenuo, del quale il furbo servitore approfittò subito.
«Per nessuna ragione», disse, «posso vendere questo vecchio albero. Ho già rifiutato molte offerte che mi sono state fatte».
«Non ho mai detto di essere stato mandato a offrire del denaro per comprarlo», disse Kotaro. «Ho detto che sono stato mandato a prendere accordi in modo che il dainagon possa avere il pruno trasportato con cura fino al suo palazzo, dove ha intenzione di accoglierlo con tutto il cerimoniale e di trattarlo con il massimo della gentilezza. È come condurre una sposa al palazzo per il dainagon. Pensa quale onore sarebbe per il pruno essere unito in matrimonio con una persona di una casata tanto illustre! Dovresti essere orgoglioso di una simile unione per il tuo albero! Accetta il mio consiglio e accondiscendi al desiderio del dainagon!»
Che poteva dire Hambei a questo punto? Una persona di umili natali come lui alla quale un valoroso samurai chiedeva un favore nientemeno che per il dainagon!
«Mio signore», rispose, «la tua richiesta per conto del dainagon è stata fatta con tanta cortesia che non mi sognerei mai di rifiutare. Ma devi dire al dainagon che l’albero è un regalo, perché non posso venderlo».
Kotaro fu molto soddisfatto per il successo del suo stratagemma ed estraendo un sacchetto dal suo abito, disse:
«Come usa quando si fa un regalo, ti prego di accettare quest’altro piccolo dono come contraccambio»
Per la grande meraviglia del giardiniere il sacchetto conteneva dell’oro. Lo restituì a Kotaro, dicendo che non poteva accettare il dono, ma incalzato dalla parlantina del samurai, alla fine accettò.
Non appena Kotaro lo ebbe lasciato, Hambei si pentì di questo. Si sentiva come se avesse venduto la sua carne e il suo sangue, come se avesse venduto sua figlia al dainagon.
Quella notte non riuscì a dormire. Verso mezzanotte la moglie corse nella sua stanza e, tirandolo per la manica, gridò:
«Tu, vecchio disgraziato! Tu, infame vecchio mascalzone! Alla tua età! Dove hai scovato questa ragazza? Ti ho scoperto! Non dirmi bugie! E adesso vuoi anche picchiarmi, lo vedo dai tuoi occhi. Non mi stupisce che ti vendichi così, devi essere un vecchio pazzo!»
Hambei pensò che sua moglie fosse uscita di senno. Lui non aveva visto ragazze.
«Di cosa stai parlando, Obaa-San?»2 chiese. «Non ho visto ragazze e non so di cosa stai parlando».
«Non mentirmi! L’ho vista! L’ho vista con questi occhi mentre scendevo per bere una tazza d’acqua!»
«Hai visto, hai visto! Che significa che hai visto?» disse Hambei. «Credo che tu sia diventata matta, se credi di vedere ragazze!»
«L’ho vista! L’ho vista piangere fuori della porta. E che bella ragazza che era, vecchio sporcaccione! Non più di diciassette o diciotto anni».
Hambei uscì dal letto per controllare se la moglie aveva detto la verità o era veramente diventata matta
Arrivato alla porta, udì singhiozzare e, quando la aprì, vide una bella ragazza.
«Chi sei? e cosa fai qui?» chiese Hambei.
«Sono lo spirito del pruno che per tanti anni hai curato e amato, come avevano fatto tuo padre e tuo nonno prima di te. Ho saputo, e la cosa mi ha molto rattristato, che hai concluso un accordo per cui dovrò essere spostata nel giardino del dainagon. Può sembrare una grande fortuna appartenere una nobile famiglia e un onore entrare a farne parte. Non dovrei lamentarmi, invece sono triste perché mi toglieranno dal luogo in cui ho vissuto tanto a lungo e mi allontaneranno da te, che sei venuto incontro con tanta premura alle mie necessità. Non puoi farmi restare qui ancora un po’, almeno finché vivo? Ti prego, fallo!»
«Ho promesso che sabato ti avrei mandato al dainagon a Kyoto, ma non posso respingere la tua richiesta, perché desidero averti qui. Intanto rasserenati, e io vedrò cosa si può fare», disse Hambei.
Lo spirito si asciugò le lacrime, sorrise ad Hambei e scomparve tra i rami dell’albero, mentre la moglie di Hambei stava a guardare sbalordita, incerta se tutto questo non fosse una burla di suo marito.
Alla fine giunse il sabato fatale in cui l’albero doveva essere spostato, e Kotaro si presentò con molti uomini e un carro. Hambei gli raccontò cos’era accaduto, gli parlò dello spirito dell’albero e di come lo aveva supplicato.
«Tieni! Riprenditi il denaro, ti prego!» disse il vecchio. «Racconta la storia al dainagon così come io l’ho raccontata a te, e di sicuro avrà pietà».
Kotaro si arrabbiò e disse:
«Da dove arriva questo voltafaccia? Hai bevuto troppo sakè per caso? o ti stai prendendo gioco di me? Stai attento, ti avverto, altrimenti finirai per trovarti senza testa. Anche ammesso che lo spirito dell’albero ti sia apparso sotto forma di una ragazza, come può aver detto che gli dispiace di abbandonare il tuo misero giardino in cambio di un posto d’onore in quello del dainagon? Sei un pazzo, e un pazzo offensivo per di più, come osi restituire al dainagon il suo regalo? Come potrei spiegargli la tua offesa, e cosa penserebbe di me? Dato che non vuoi mantenere la tua parola, prenderò l’albero con la forza, e se non potrò farlo, ti ucciderò».

- Lo spirito dell’albero appare a Kotaro e al vecchio -
Kotaro era furibondo. Buttò a terra Hambei a forza di calci e, sguainata la spada, stava per tagliargli la testa, quando improvvisamente ci fu un piccolo sbuffo di vento profumato di fiori di pruno, e subito dopo di fronte a Kotaro c’era la bella ragazza, lo spirito del pruno!


«Togliti di mezzo, o ti farai male!», gridò Kotaro.
«No, non me ne andrò. È meglio che tu uccida me, lo spirito che ha causato tanti guai, piuttosto di uccidere un povero vecchio innocente», disse lo spirito.
«Non credo agli spiriti degli alberi», disse Kotaro. «Che sei uno spirito si vede, ma sei solo quello di una vecchia volpe. Quindi accoglierò la tua richiesta e ti ucciderò per primo».
Ciò detto, vibrò un fendente con la spada e percepì chiaramente di aver tagliato un corpo da parte a parte. La ragazza scomparve, e tutto ciò che cadde fu un ramo del pruno e molti fiori che stavano sbocciando. Kotaro capì allora che quanto gli aveva detto il giardiniere era vero e si profuse in scuse.
«Porterò questo ramo al dainagon», disse, «e spero che ascolti la storia».
E fu così che lo spirito dell’albero salvò la vita di Hambei.
Il dainagon udì la storia e fu tanto commosso che inviò al vecchio giardiniere un messaggio gentile, dicendogli che poteva tenere sia l’albero che il denaro quale espressione del suo rammarico per i fastidi che gli aveva causato.
Ma ahimè, malgrado le cure di Hambei, l’alberò seccò e morì poco dopo il crudele colpo di Kotaro. Per molti anni l’albero secco fu oggetto di venerazione.

da www.ilbazardimari.net

lunedì 2 agosto 2010

La Foresta di MERLINO


Inizio con queste meravigliose  foto la totale riproduzione di un bellissimo articolo , scritto da Killan , sul forum Città di Luce,  lo faccio per onorare un mito ancestrale che appartiene alla memoria collettiva e per me stessa, che  come dice Killan,  sono cresciuta a pane e Merlino.
Impossibile spiegare scrivendo, dovrete accontentarvi della vibrazione,  che si raccoglie dentro le parole e attraverso le foto, fantastico.....grazie Sorella, grazie.

Ci sono luoghi che salvano dall’oblio la leggenda,perchè essi stessi mantengono la vibrazione di un passato che sembra una fiaba e che parla al cuore. Uno di questi si trova in Francia, in Bretagna, non lontano da Rennes: la foresta d Broceliande. È l’ultimo lembo di una grande foresta, la foresta Armoricana, ch era lunga 130 chilometri, quella che le cartine medievali indicavano col nome di Brecilien o Brecheliant, il bosco delle acque pure, con torrenti, sorgenti e ruscelli, alberi di quercia, di faggio e di betulla, dei castani e degli ontani. È territorio di leggende, di cavalieri e fate, di palazzi di cristallo, di valli senza ritorno, un sito popolato – in un’era remota – da creature meravigliose e dove Merlino ha la sua “tomba”. Un luogo dove i sentieri e le rocce sono viola, (anche se credevo di avere finalmente aperto il terzo occhio perchè vedevo luminescenza violetta ovunque eh eh eh)
Insomma, un luogo di magia e mistero, che fece da sfondo a numerose avventure del Ciclo bretone.

In questa regione, le leggende arturiane sono fortemente radicate ed è presente una forte influenza dei Druidi: basti pensare che in tutta la Bretagna è possibile trovare menhir o allineamenti come quelli nei pressi di Carnac e gli allineamenti a Kerlescan che sono soprannominati “i soldati di Artù”) e che nei boschi fitti e silenziosi gli abitanti appendono sugli alberi, oggi come venti secoli fa, nastri, catenine, biglietti e coroncine di fiori per ringraziare il Piccolo popolo per i doni ricevuti

Paimpont è una foresta bellissima e affascinante popolata di querce e faggi, con aree di conifere. Ma c'è di più, la vegetazione bellissima fa da contorno a un'energia particolare, fatata, come sospesa nel tempo.
In una delle sue parti, si trova la “Valle senza ritorno” dove si dice risiedesse Morgana, la sorellastra di Re Artù, che, ferita nell’orgoglio, vi si ritirò e incantò la valle: gli amanti fedeli potevano attraversarla senza pericolo, mentre quelli infedeli vi rimanevano intrappolati senza più possibilità di uscirne.

il lago all'imbocco della valle senza ritorno.

In un'altra zona spicca l'albero d'oro, creato per ricordare un vasto incendio che distrusse parte della valle nel 1976, anno di grande siccità. Esso è ricoperto da 90 grammi d'oro, così da renderlo eterno, come la foresta stessa. Hanno dovuto circondarlo di rocce acuminate perchè molto probabilmente qualcuno ha tentato di spelare l'oro portandoselo a casa. E' una strana presenza, come a indicare che anche quando tutto sembra perduto, qualcosa di luminoso e prezioso può vivere e tendere al cielo.

Oltre, attraversato il borgo Folle-Pensèe, dove un tempo i druidi guarivano le malattie mentali, vi è un’altra fontana, quella di Barenton, con l'acqua che ribolle in tante bolle che escono dalla terra. Freddissima, ci siamo immersi, tanta energia nuova saliva dalla terra, pulita.

Si racconta che un giorno Merlino, recatosi come faceva sempre a meditare vicino alla fontana di Barenton, incontrò Viviana, figlia di un nobile della zona, . Altri ritengono che Viviana, o Nimue fosse una delle Dame del Lago, che soleva passeggiare a lungo nella foresta.





"Ella chiese a Merlino di mostrarle una magia: il mago fece apparire un giardino pieno di giovani cavalieri e di fanciulle che danzavano al suono di una musica celestiale.
Viviana ne fu deliziata, e Merlino ne fu perdutamente ammaliato. Per piacerle, egli le donò, con un incantesimo, un magnifico castello (completamente di cristallo), di cui la rese padrona assoluta. Lo protesse con la sua magia, in modo tale che il parco ed il castello sembrassero, agli occhi di tutti, solo un lago come tanti altri (il mirabile lago di Viviana, che adorna come una gemma il bosco).
Ma Viviana non voleva solo il castello: voleva la magia di Merlino.
Giorno per giorno, anno dopo anno, Merlino le trasmise il suo sapere, le insegnò a riconoscere le erbe, le piante, a fabbricare pozioni, a leggere nelle stelle; acconsentì ad esporle tutte le sue arti più arcane e segrete, eccetto una. Occorsero tutte le capacità di fascinazione di Viviana perché anche l'ultimo incantesimo venisse svelato.
Egli, alla fine, le rivelò il sortilegio capace di chiudere per sempre un uomo in una prigione invisibile ed inviolabile. La dama, senza esitare, ingannò il mago stesso e, appena egli si fu addormentato, ripeté parole e gesti, così da rinchiuderlo in una prigione d'aria, che nessuno potrà vedere né aprire, fino alla fine dei tempi.

"Merlino, nella tua grotta di cristallo
Immerso nel diamante del giorno
Esisterà mai un cantore
La cui musica attenui
Il solco tracciato dal dito di Adamo
Nel prato e nell'onda?"


Merlino, l'incantatore, non ricomparve mai più e Viviana prese il suo posto accanto ad Artù, nuova profetessa e maga del re".

Il luogo chiamato “tomba” di Merlino, che corrisponderebbe al punto dove sia stato imprigionato da Viviana, è il punto che ci ha emozionati di più: una semplice pietra spaccata in due da un albero che vi è cresciuto attraverso, contornata da fiori, corone, oggetti ornamentali, e tanti tantissimi bigliettini lasciati dai visitatori.
Biglietti di adulti e di bambini, che credono nella magia della vita, della foresta, delle fate, del Merlino che è in noi.
E pensare che la proprietaria del b&b ci aveva detto che era un luogo squallido che non valeva la pena di vedere.



Qualcuno dice che il potente mago sia rinchiuso ancora oggi in quel luogo, e che il suo spirito sussurri nel vento tra gli alberi della foresta, pronto a pronunciare le tre magiche parole che lo risveglieranno dal suo sonno nel momento in cui il mondo avrà bisogno del suo aiuto.

Non lontano dalla “tomba” di Merlino, sorge un altro luogo sacro: la fontana della giovinezza, le cui acque possiedono il potere favoloso di rendere la giovinezza alla persona che la beve. Purtroppo c'era poca acqua e un po' stagnante a causa dell'estate calda.



Proprio lì vicino, un turista ci ha segnalato uno spiazzo interamente riempito di piccole tori fatte con sassi di tutte le misure. Non abbiamo capito che luogo fosse, ma contribuiva alla magia sospesa nel tempo di questa foresta.




In un'altra parte della foresta c'è una grande Quercia che ha mille anni, la Chène du Guillotin. Si chiama così perchè pare che l'abate Guillotin, rrimase nascosto all'interno del tronco per settimane per sfuggire a coloro che gli davano la caccia nel periodo del terrore.
In effetti l'interno può tranquillamente ospitare un uomo.
Ora per fortuna non è più permesso entrare, per non danneggiare e ...disturbare, il maestoso Essere.

E' nodosa, con i grandi rami stanchi appoggiati a terra, ti guarda, parla, comunica all'anima.... quante cose ha visto, quante persone sono passate davanti a lei!



eccola, dieci metri di circonferenza...






questo è l'interno, fotografato dal basso, sporgendo la macchina foto, la luce in alto è il cielo.



Poco lontano dalla grande quercia, si trova il villaggio di Trehorenteuc, dove si erge la così detta “Chiesa del Graal”, risalente al IX e X secolo d.C. Parroco della chiesa in tempi recenti fu l’Abbé Gillard, che dedicò la vita alla leggenda del Graal e che per questo fu allontanato dal borgo. Alla sua morte, avvenuta nel 1979, fu sepolto vicino alla chiesa che aveva fatto decorare e ristrutturare con l’estetica e il linguaggio simbolico delle leggende celtiche e della tradizione cristiana: triskel, teste di cinghiale, cervi bianchi dal collare d’oro, croci, alfa e omega. Interessante è l’affresco di un enorme cervo bianco (uno dei simboli con cui è rappresentato Merlino, ma anche la divinità celtica cornuta di Kernunos) circondato da quattro leoni rossi, che la chiesa interpreta come Cristo e i quattro evangelisti, ma che, secondo le leggende arturiane, ritroviamo anche sulla Tavola Rotonda. Alcune vetrate della chiesa ritraggono un’ultima cena dove Gesù (rassomigliante ad un Artù) alza un Calice mentre intorno alla tavola siedono degli apostoli insolitamente abbigliati da cavalieri e una donna (Maddalena, o forse Ginevra?) è seduta in disparte. Ultimo dei misteri di questa piccola chiesa nascosta nel cuore della foresta, è la scritta che campeggia sul portale d’ingresso e che accoglie il visitatore: “La porte est en dedans” ossia, “La porta è dentro”, quasi rimandi ad un percorso iniziatico interiore che ciascun uomo deve percorrere nel corso della propria esistenza, alla ricerca della propria verità, del proprio sacro Graal. Non è facile trovare questa piccola chiesa, ma vale la pena di cercarla. Oltre a presentarci una stupefacente sintesi tra il cristianesimo e le leggende Arturiane, è colma di un'energia veramente intensa. Quando ci siamo arrivati c'era un gruppo con una ragazza che spiegava la storia della cappella. Subito non abbiamo colto tutta l'intensità del luogo, ma, appena rimasti soli, questa piccola chiesa, piano piano, si è svelata alle nostre anime con tutto il suo profumo di antiche e amate leggende.


Vi ho raccontato un po' di questa magica foresta, dove vorrei poter tornare. In questo luogo storia, mito e fiaba si intrecciano, quando te ne vai vorresti subito ritornarci per immergerti di nuovo nel sogno o... nella realtà. Ed è tutto così..... viola!



(Le foto sono quelle del nostro viaggio nel 2007)

Sono ciò che sono, e ne sono fiera.

IL riconoscimento personale del proprio valore è uno degli obiettivi principali del Guerriero. Quando al Guerriero manca questo diventa un surrogato di un vero guerriero, uno dei tanti che annaspano cercando di dimostrare ciò che vorrebbero ma non sono.
Di questi tempi sembrerebbe più unico che raro riuscire ad essere fieri di se stessi, nel significato intrinseco del termine, pare invece e i fatti lo dimostrano in modo evidente, sia necessario non solo fare in modo che gli altri lo sappiano, ma addirittura porlo, mettendolo in mezzo quasi per caso alla più piccola occasione, come il prezzemolo.
Questo atteggiamento non fa parte del Guerriero, ma del mercenario, cambia solo la modalità.
e' chiaro che quando si arriva alla vetta della montagna, o si crede di esserci arrivati, si tende a guardare tutti dall'alto in basso quando si sono saltati alcuni passaggi fondamentali dell'insegnamento iniziatico, tra cui il silenzio.
Più grande è il tesoro acquisito e minore sarà il clamore della sua conquista, più valoroso è il guerriero e meno riscontro egli darà alle sue gesta , quando lo Spirito parla nel Cuore d'Oro.
A che serve sbandierare le vittorie e le ragioni quando il cuore è colmo di pace?  quando l'umiltà bussa al mattino e lo  accompagna fino a sera , la gloria precede il guerriero, non lo segue ed egli abbandona   l'inutile desiderio di elogiare  se stesso.
Ci sono guerrieri luminosi che sanno e non parlano, scegliendo il silenzio interiore, dove il suono dell'universo intero canta armonioso ininterrotto, ci sono guerrieri che parlano e  mostrano la porzione di  universo  che hanno trovato  ma  non  hanno idea  di cosa stanno parlando.

Se hai bisogno di tirartela, amico mio, per dimostrare che esisti, devi proprio sentirti una merda.