Combatti come un Leone
Difenditi come una Montagna
Sorgi come il Sole
Muori come un Eroe


lunedì 2 agosto 2010

La Foresta di MERLINO


Inizio con queste meravigliose  foto la totale riproduzione di un bellissimo articolo , scritto da Killan , sul forum Città di Luce,  lo faccio per onorare un mito ancestrale che appartiene alla memoria collettiva e per me stessa, che  come dice Killan,  sono cresciuta a pane e Merlino.
Impossibile spiegare scrivendo, dovrete accontentarvi della vibrazione,  che si raccoglie dentro le parole e attraverso le foto, fantastico.....grazie Sorella, grazie.

Ci sono luoghi che salvano dall’oblio la leggenda,perchè essi stessi mantengono la vibrazione di un passato che sembra una fiaba e che parla al cuore. Uno di questi si trova in Francia, in Bretagna, non lontano da Rennes: la foresta d Broceliande. È l’ultimo lembo di una grande foresta, la foresta Armoricana, ch era lunga 130 chilometri, quella che le cartine medievali indicavano col nome di Brecilien o Brecheliant, il bosco delle acque pure, con torrenti, sorgenti e ruscelli, alberi di quercia, di faggio e di betulla, dei castani e degli ontani. È territorio di leggende, di cavalieri e fate, di palazzi di cristallo, di valli senza ritorno, un sito popolato – in un’era remota – da creature meravigliose e dove Merlino ha la sua “tomba”. Un luogo dove i sentieri e le rocce sono viola, (anche se credevo di avere finalmente aperto il terzo occhio perchè vedevo luminescenza violetta ovunque eh eh eh)
Insomma, un luogo di magia e mistero, che fece da sfondo a numerose avventure del Ciclo bretone.

In questa regione, le leggende arturiane sono fortemente radicate ed è presente una forte influenza dei Druidi: basti pensare che in tutta la Bretagna è possibile trovare menhir o allineamenti come quelli nei pressi di Carnac e gli allineamenti a Kerlescan che sono soprannominati “i soldati di Artù”) e che nei boschi fitti e silenziosi gli abitanti appendono sugli alberi, oggi come venti secoli fa, nastri, catenine, biglietti e coroncine di fiori per ringraziare il Piccolo popolo per i doni ricevuti

Paimpont è una foresta bellissima e affascinante popolata di querce e faggi, con aree di conifere. Ma c'è di più, la vegetazione bellissima fa da contorno a un'energia particolare, fatata, come sospesa nel tempo.
In una delle sue parti, si trova la “Valle senza ritorno” dove si dice risiedesse Morgana, la sorellastra di Re Artù, che, ferita nell’orgoglio, vi si ritirò e incantò la valle: gli amanti fedeli potevano attraversarla senza pericolo, mentre quelli infedeli vi rimanevano intrappolati senza più possibilità di uscirne.

il lago all'imbocco della valle senza ritorno.

In un'altra zona spicca l'albero d'oro, creato per ricordare un vasto incendio che distrusse parte della valle nel 1976, anno di grande siccità. Esso è ricoperto da 90 grammi d'oro, così da renderlo eterno, come la foresta stessa. Hanno dovuto circondarlo di rocce acuminate perchè molto probabilmente qualcuno ha tentato di spelare l'oro portandoselo a casa. E' una strana presenza, come a indicare che anche quando tutto sembra perduto, qualcosa di luminoso e prezioso può vivere e tendere al cielo.

Oltre, attraversato il borgo Folle-Pensèe, dove un tempo i druidi guarivano le malattie mentali, vi è un’altra fontana, quella di Barenton, con l'acqua che ribolle in tante bolle che escono dalla terra. Freddissima, ci siamo immersi, tanta energia nuova saliva dalla terra, pulita.

Si racconta che un giorno Merlino, recatosi come faceva sempre a meditare vicino alla fontana di Barenton, incontrò Viviana, figlia di un nobile della zona, . Altri ritengono che Viviana, o Nimue fosse una delle Dame del Lago, che soleva passeggiare a lungo nella foresta.





"Ella chiese a Merlino di mostrarle una magia: il mago fece apparire un giardino pieno di giovani cavalieri e di fanciulle che danzavano al suono di una musica celestiale.
Viviana ne fu deliziata, e Merlino ne fu perdutamente ammaliato. Per piacerle, egli le donò, con un incantesimo, un magnifico castello (completamente di cristallo), di cui la rese padrona assoluta. Lo protesse con la sua magia, in modo tale che il parco ed il castello sembrassero, agli occhi di tutti, solo un lago come tanti altri (il mirabile lago di Viviana, che adorna come una gemma il bosco).
Ma Viviana non voleva solo il castello: voleva la magia di Merlino.
Giorno per giorno, anno dopo anno, Merlino le trasmise il suo sapere, le insegnò a riconoscere le erbe, le piante, a fabbricare pozioni, a leggere nelle stelle; acconsentì ad esporle tutte le sue arti più arcane e segrete, eccetto una. Occorsero tutte le capacità di fascinazione di Viviana perché anche l'ultimo incantesimo venisse svelato.
Egli, alla fine, le rivelò il sortilegio capace di chiudere per sempre un uomo in una prigione invisibile ed inviolabile. La dama, senza esitare, ingannò il mago stesso e, appena egli si fu addormentato, ripeté parole e gesti, così da rinchiuderlo in una prigione d'aria, che nessuno potrà vedere né aprire, fino alla fine dei tempi.

"Merlino, nella tua grotta di cristallo
Immerso nel diamante del giorno
Esisterà mai un cantore
La cui musica attenui
Il solco tracciato dal dito di Adamo
Nel prato e nell'onda?"


Merlino, l'incantatore, non ricomparve mai più e Viviana prese il suo posto accanto ad Artù, nuova profetessa e maga del re".

Il luogo chiamato “tomba” di Merlino, che corrisponderebbe al punto dove sia stato imprigionato da Viviana, è il punto che ci ha emozionati di più: una semplice pietra spaccata in due da un albero che vi è cresciuto attraverso, contornata da fiori, corone, oggetti ornamentali, e tanti tantissimi bigliettini lasciati dai visitatori.
Biglietti di adulti e di bambini, che credono nella magia della vita, della foresta, delle fate, del Merlino che è in noi.
E pensare che la proprietaria del b&b ci aveva detto che era un luogo squallido che non valeva la pena di vedere.



Qualcuno dice che il potente mago sia rinchiuso ancora oggi in quel luogo, e che il suo spirito sussurri nel vento tra gli alberi della foresta, pronto a pronunciare le tre magiche parole che lo risveglieranno dal suo sonno nel momento in cui il mondo avrà bisogno del suo aiuto.

Non lontano dalla “tomba” di Merlino, sorge un altro luogo sacro: la fontana della giovinezza, le cui acque possiedono il potere favoloso di rendere la giovinezza alla persona che la beve. Purtroppo c'era poca acqua e un po' stagnante a causa dell'estate calda.



Proprio lì vicino, un turista ci ha segnalato uno spiazzo interamente riempito di piccole tori fatte con sassi di tutte le misure. Non abbiamo capito che luogo fosse, ma contribuiva alla magia sospesa nel tempo di questa foresta.




In un'altra parte della foresta c'è una grande Quercia che ha mille anni, la Chène du Guillotin. Si chiama così perchè pare che l'abate Guillotin, rrimase nascosto all'interno del tronco per settimane per sfuggire a coloro che gli davano la caccia nel periodo del terrore.
In effetti l'interno può tranquillamente ospitare un uomo.
Ora per fortuna non è più permesso entrare, per non danneggiare e ...disturbare, il maestoso Essere.

E' nodosa, con i grandi rami stanchi appoggiati a terra, ti guarda, parla, comunica all'anima.... quante cose ha visto, quante persone sono passate davanti a lei!



eccola, dieci metri di circonferenza...






questo è l'interno, fotografato dal basso, sporgendo la macchina foto, la luce in alto è il cielo.



Poco lontano dalla grande quercia, si trova il villaggio di Trehorenteuc, dove si erge la così detta “Chiesa del Graal”, risalente al IX e X secolo d.C. Parroco della chiesa in tempi recenti fu l’Abbé Gillard, che dedicò la vita alla leggenda del Graal e che per questo fu allontanato dal borgo. Alla sua morte, avvenuta nel 1979, fu sepolto vicino alla chiesa che aveva fatto decorare e ristrutturare con l’estetica e il linguaggio simbolico delle leggende celtiche e della tradizione cristiana: triskel, teste di cinghiale, cervi bianchi dal collare d’oro, croci, alfa e omega. Interessante è l’affresco di un enorme cervo bianco (uno dei simboli con cui è rappresentato Merlino, ma anche la divinità celtica cornuta di Kernunos) circondato da quattro leoni rossi, che la chiesa interpreta come Cristo e i quattro evangelisti, ma che, secondo le leggende arturiane, ritroviamo anche sulla Tavola Rotonda. Alcune vetrate della chiesa ritraggono un’ultima cena dove Gesù (rassomigliante ad un Artù) alza un Calice mentre intorno alla tavola siedono degli apostoli insolitamente abbigliati da cavalieri e una donna (Maddalena, o forse Ginevra?) è seduta in disparte. Ultimo dei misteri di questa piccola chiesa nascosta nel cuore della foresta, è la scritta che campeggia sul portale d’ingresso e che accoglie il visitatore: “La porte est en dedans” ossia, “La porta è dentro”, quasi rimandi ad un percorso iniziatico interiore che ciascun uomo deve percorrere nel corso della propria esistenza, alla ricerca della propria verità, del proprio sacro Graal. Non è facile trovare questa piccola chiesa, ma vale la pena di cercarla. Oltre a presentarci una stupefacente sintesi tra il cristianesimo e le leggende Arturiane, è colma di un'energia veramente intensa. Quando ci siamo arrivati c'era un gruppo con una ragazza che spiegava la storia della cappella. Subito non abbiamo colto tutta l'intensità del luogo, ma, appena rimasti soli, questa piccola chiesa, piano piano, si è svelata alle nostre anime con tutto il suo profumo di antiche e amate leggende.


Vi ho raccontato un po' di questa magica foresta, dove vorrei poter tornare. In questo luogo storia, mito e fiaba si intrecciano, quando te ne vai vorresti subito ritornarci per immergerti di nuovo nel sogno o... nella realtà. Ed è tutto così..... viola!



(Le foto sono quelle del nostro viaggio nel 2007)

4 commenti:

  1. Luogo meraviglioso. Mi era molto difficile raccontare. Mi sono ispirata a una traccia che ho trovato nel web e non ricordo dove. Una specie di scaletta.Mi ha permesso di riordinare le idee e di scrivere secondo le emozioni che il viaggio ha suscitato in me, di mettere per iscritto tutti i luoghi, perchè tutto, nel ricordo, era avvolto come da una nebbia, dove i passi si mescolavano, le immagini si accavallavano e le sensazioni si rincorrevano. la parte tra virgolette è trascritte e non sono parole mie.
    Rivedendo le foto che abbiamo scattato, mi sono accorta che trasmettono la stessa magia, lo stesso viola che non è frutto di filtri, ma di bellezza intrinseca di madre natura. Ciao sorella.

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  2. WOW !!!
    ESTREMAMENTE INTERESSANTE ...

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  3. Grazie Killan, la stessa emozione mi è giunta attraverso il tuo racconto, e le foto, lo sai, mi parlano.
    A presto, smakkkkkkkkkkk..

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  4. Ciao Carla, grazie di essere passata, alla prossima...

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